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Thursday, June 09, 2005

1668 - ramificata tinnula (di carmina fluitantia)

N. metodologica nella cintura di finta malìa /
generata dall' instancabili neurofumiga(n)ti ciarlatani /
opponendo al muro di minuta finta ciarla /
una pulsatile ramificata tinnula /
che l'acini fulmina(n)ti intercetta /
aggredisce e irreversibilmente tarla.

14.09 08/05/2004


NotaSullaNota
"carmina fluitantia in ramificata tinnula" mi ha ricordato un modello di gioco che avevo in mente una trentina d'anni fa (primissimi anni settanta). Un "Charlie Parker sperimentalmente generoso" che intendesse interagire in qualsiasi contesto generando brevi, efficaci, ad un tempo ruvidi e delicati fraseggi di interferenza, se non per modulare quantomeno per ravvivare oppure accendere dinamiche di interazione. A dire il vero pensavo (da ex- chitarrista) più che altro ai fraseggi delicati, improvvisi e sporchi di Jeff Beck, Jimi Hendrix, John McLaughlin, John Lee Hooker, ..., dove effettivamente si raggiungono picchi di estasi creativa attraverso la generazione (aciclica in contesto ripetitivo) di pacchetti anche di poche note. Trattandosi di fraseggi d' improvvisazione potrei citare anche le singolarità fluide e incisive di Ravi Shankar, ma per questa NotaSullaNota va bene lo stesso. Chiamiamo il nostro motore generatore di novità "Charlie Parker generoso", con riferimento alla strategia "pan-per-focaccia generoso" del gioco "dilemma del prigioniero" letta molto più tardi in bibliografia, che in qualche modo gli somiglia (spec. nella spiccata predisposizione alla cooperazione a priori; cfr. "generous tit-for-tat", in: Nowak M. & Sigmund K., "Chaos and the evolution of cooperation", Proc. Natl. Acad. Sci. USA, 1993 Jun 1; 90(11): 5091-4.). Il kernel della strategia di gioco era semplice ma efficace: la generazione di pacchetti di impulsi brevi e incisivi all' interno di "qualsivoglia" contesto, a priori cooperativo o meno, quindi ignoto. In funzione delle risposte negative o banali al fraseggio sarebbe stato un lancio di dadi [!] a far decidere Charlie se continuare o meno l'azione d'interferenza perturbativa dell'acicliche performance oppure migrare altrove. Un lancio di dadi per il gioco al buio quindi, sia per Charlie che per l' aspettative dell'interlocutore sulle successive performance.

Trattandosi di montare un teorico "teatrino da front man" adattandolo all'interno di qualsiasi contesto, mi era venuta in mente, più avanti nel tempo, una famosa anch' essa breve e incisiva [!] considerazione del Presid. Sandro Pertini. Lui diceva (cito a memoria): "davanti a un brigante ...". Anche in tali contesti l'imperturbabile Charlie avrebbe, per permettere l' abbozzo in prima approssimazione di comunicazione sperimentale, fraseggiato la sua, modulando l'immagine piu' che altro limitativamente moralistica di "brigante e mezzo" del Pertini nelle immagini naturali, fisiologicamente più consone al linguaggio naturale di Charlie Parker - quindi universalmente esportabili - d' "astuto e mezzo", "ingenuo e mezzo", "folle e mezzo". Strategie quest'ultime che, se sapientemente miscelate, permettono, a mio parere, forme di "jam session" con qualsiasi interlocutore in qualsivoglia contesto.

Vedevo due effetti determinanti, in relazione al perdurare dell'azione nel tempo, sul "Charlie Parker generoso". Un effetto positivo e uno purtroppo negativo (è sempre così).

Senza entrare troppo nel dettaglio, il "Charlie Parker generoso" era teoricamente una sorta di cartone animato capace di sondare sperimentalmente e trovare - oppure generare ex-novo - traiettorie di superficie anche, per dire, nei meandri labirintici d' obscure & 'fonde paludi (i contesti "full-time farmer" e "post-full-time farmer" sono tutti caratterizzati da giochi truccati. Senza offesa per l'extraterrestre: extraterrestri. Quindi prevedono comunque l'esistenza di nicchie "tecnicamente tamponate" d'insalubri paludi).

Questo era l'aspetto positivo, sociale, azzarderei il termine, di "hacking fraseggiante" per il front man Charlie a un tempo generoso e in singolarità di carriera.

L'effetto negativo invece l'ipotizzavo più fisiologico che sociale: il "Charlie Parker generoso" avrebbe potuto raggiungere, prima o poi, la sua individuale soglia di saturazione uditiva al rumore, oltrepassando la quale avrebbe corso seri rischi d' immediato pre- coma neurale da shock uditivo. Con riflessi inevitabili sul sistema immunitario. E sulle sue memorie (le orecchie e il sistema immunitario sono sottosistemi a reti molecolari troppo "aperti all'esterno" per poterli raggirare coi trucchi dell' oblìo controllato). Un Charlie Parker generoso, funambolico cartone, creativo, non depresso, ma irreversibilmente segnabile dalla droga da rumore. Quasi come succede all'alcolista cronico (si percepisce solo l'effluvi in tracce d'odore di rumore e irreversibilmente si stramazza per una metaforma di shock anafilattico). Invece non vedevo interessanti, sempre per la resistenza a medio- lungo termine, gli effetti da stress e/o spiacevoli "abbassamenti d'orecchie": Charlie sarebbe stato troppo bravo, creativo, istintivamente ferino e naturalmente inintercettabile per manifestare tali quisquilie.

Questo l'aspetto negativo: le variabili, per così dire fondamentali, per determinare non la qualità ma la durata d'interazione sarebbero state non l'abilità nei tempi, nei modi e nei contesti ove liberare il fraseggio (abilità fuori discussione per il bravo Charlie) ma quelle relative ai tempi di esposizione di Charlie al rumore. E alle sue individuali soglie percettive di tolleranza.

Una gran bella figura quella del funambolico, saggio, visionario Charlie. Non è vero?

Dimenticavo. In tema d' abitudine nel "lancio di dadi", queste sono le forme anagrammate del fraseggio:

carmina fluitantia [cfr. laus Pisonis]

//anag//

/cintura finta malia/
/fumanti ciarlatani/
/minuta finta ciarla/
/ramificata tinnula/
/acini fumanti tarla/

Thursday, February 01, 2007

2116 - elettrico Charlie (Seven come eleven)

N. sul comporre liriche //

su tastiera a telemeccaniche nanoChele del triotto //

pel teorico trittico ch' allieta //

che chiama //

oppure anche: a letali //

arlecchinesche //

16:12 01/02/2007

(a)- "Charlie [Charlie Christian] aveva cominciato a far pratica su una specie di rudimentale chitarra fatta da lui stesso [..]". "Quando Charlie ci divertiva e ci stupiva a scuola con la sua chitarra fatta con una scatola per sigari [..] suonava dei riff inventati da lui. Ma erano basati su accordi e progressioni che Blind Lemon Jefferson non aveva mai conosciuto". Rudi Blesh. "Combo U.S.A.". Chilton Book Co. Philadelphia. (1971). Cit. in: Arrigo Polillo. "Jazz". Oscar Saggi Mondadori. (1997), p. 528.

(b)- "Il chitarrista [Charlie Christian] si presento' a Goodman, negli studi della Columbia, nel bel mezzo di una seduta di incisione. Il suo aspetto non prometteva nulla di buono: un vestito verde su una camicia color porpora, un paio di scarpe gialle a punta, un cappello da cowboy e una fettuccina annodata a farfalla per cravatta gli davano proprio l' aria di un 'impossible rube', un impossibile zoticone, per usare una espressione di Goodman [Benny Goodman]. Il grande boss [Goodman] non lo prese sul serio [..] lascio' che Christian suonasse per un paio di minuti sugli accordi di 'Tea for two', poi, per nulla impressionato, anzi visibilmente annoiato, disse 'Okay' e se ne ando'". In: Arrigo Polillo. Cit., p. 529-30.

(c)- "[..] una giovane chitarrista bianca, Mary Osborne, [..] disse: 'Ricordo qualcuna delle frasi che Charlie [Christian] suonava nei suoi assoli. Erano esattamente le stesse cose che Benny Goodman registro' piu' tardi sotto i titoli di 'Flying home', 'Gone with 'what' wind', 'Seven come eleven' [!] e tutte le altre'". Leonard Feather. "Inside bebop". J.J. Robbins & Sons. New York. (1949). In: Arrigo Polillo. Cit., p. 528.

NotaSullaNota
Un funambolico 'esploratore di codici', il Charlie Christian. Un abile 'hacker', pulsatile cooperatore generoso dai fraseggi turbo-lenti. Imprevedibili. Un bravo 'scientist' in definitiva. Come l' altro [1#]. Anche se il mestiere di scientist pretende il vincolo di 'riproducibilita' pubblica', vincolo per varie ragioni quasi del tutto impossibile da soddisfare in certi contesti.

[1#]- "Charlie Parker generoso". In: "1668 - ramificata tinnula (di carmina fluitantia)". 14.09 08/05/2004. Publ. Thursday, june 09, 2005.
http://inkpi.blogspot.com/2005/06/1668-ramificata-tinnula-di-carmina.html

Sunday, December 17, 2006

2101 - le note piu' lontane (in bebop)

N. sull' orditura a dolio del carme tattile //

orlettante in delirio lucido ch' intela a digrammi //

di coreuta dai comma a trottola per sequenze 'strane' //

a ridda d' intrusi inclusi nei - normati - oscillogrammi//

12:14 17/12/2006

"Ognuno [..] al Minton's, aveva fatto qualche scoperta personale, o stava mettendo a punto qualche nuovo trucco, per usare un' espressione modesta, molto cara ai jazzmen. Parker [Charlie Parker], per esempio, aveva scoperto che, utilizzando le note piu' lontane degli accordi di un determinato tema, otteneva delle linee melodiche fresche e stimolanti, che poi armonizzava in modo pertinente". In: Arrigo Polillo. "Jazz". Oscar Saggi Mondadori. (1997), p.190.

NotaSullaNota
Secondo la descrizione che ne fa Polillo, il bravo Charlie, immerso in un contesto sociale "in transizione", utilizzava "le note piu' lontane" per ottenere "linee melodiche fresche e stimolanti". In pratica Charlie, inconsapevolmente, cercava di sondare la struttura all' interno di ogni componimento jazz "classico", "tradizionale", "ben noto", per individuare i parametri di "long range correlation" dell' ipotetico attrattore al fine di modularlo, plasmarlo per generare nuove forme anch' esse "di transizione", inaspettate, sorprendenti. Per raggiungere nuovi livelli di stabilita' (metastabilita') fisiologica, creativa. In qualche modo Charlie, nello specifico campo dell' improvvisazione musicale, e' stato inconsapevole precursore della attuale scienza di frontiera dei sistemi complessi. E senza essere "Autore di oltre 100, 200, 300 ...". Eh, il talento. [09:46 18/12/2006]

"long range correlation". In:
http://arxiv.org/
http://prola.aps.org
http://www.ncbi.nlm.nih.gov

Monday, December 11, 2006

2099 - scandagli

N. sull' intuitivo scandaglio pell' adatta chiave //
di struttura a bagarre bilingue //
quas' in contrappunto sui profili di brughiera mal navigabile //

nell' abbeverare ogni singolarita' di costrutto //
a giunchiglia coi sincopati della giungla d' arbustive //
dalle rette strane a scarabocchio //

13:20 11/12/2006

"C'e' da domandarsi quali risultati [Charlie Parker] avrebbe potuto raggiungere se ..., e se ... ". In: Arrigo Polillo. "Jazz". Oscar Saggi Mondadori. (1997), p. 580.

NotaSullaNota
Nell' ambito specifico dell' immediatezza nelle singolarita' d' improvvisazione musicale, Charlie Parker avrebbe raggiunto risultati senz' altro di livello differente, forse inferiore, vivendo la vita in altri modi, piu' facili.

Tuesday, May 02, 2006

1999 - non si riesce a raccontare

N. a ricomporre da tracce a barre di trance arcuato
la rena canora conciata e roccata a corta lacerna
pendula sul carro dalla catena coll' acca roranti
d' itinerari rari (certamente rari) dell' escursioni
basilari sull' angolari d' accento //

14.54 02/05/2006

"L'Italia [..] ovvero un posto che oggi non riesce a raccontare nessuno e che tantomeno risulta facile aggredire a colpi di satira". In: Antonio Dipollina. "Canal Grande". LaRepubblica. 27/04/2006, p. 71.

NotaSullaNota
I cluster Charlie (*) in confinato quasistocastico hanno circoscritto, espanso e successivamente compresso in relativamente pochi caratteri sull' "immagine" circa l' impossibilita' (secondo Antonio Dipollina) di descrivere l'Italia.

(*) "Charlie". In:
http://inkpi.blogspot.com/2005/06/1668-ramificata-tinnula-di-carmina.html

Tuesday, December 19, 2006

2102 - veleggi di sciamano

N. sull' eventi a (mezzo) rilievo
di lanugine dall' acmi a cascola //

elusivi nell' accenni
d' alzo- zeugmi su maiolica //

qual' inezie dell' acicula
pei veleggi di sciamano //

19:10 19/12/2006

"Spesso [Charlie Parker], sul podio, si appisolava: i suoi colleghi assicurano che era difficile accorgersene perche' continuava meccanicamente a muovere le dita sul sassofono, come se suonasse". In: Arrigo Polillo. "Jazz". Oscar Saggi Mondadori. (1997), p. 584.

NotaSullaNota
Appisolarsi e allo stesso tempo conservare attive alcune funzioni della veglia evidentemente non e' raro in soggetti creativi. Ricordo di aver letto anni fa di uno scientist fertile nella sua disciplina (Niels Bohr mi pare) che aveva l'abitudine di pisolare durante gli esami agli studenti, esami che evidentemente venivano "assistiti" dalla presenza di qualche suo collaboratore, e si svegliava all' improvviso solo per intervenire se non era d' accordo su come veniva trattato l' argomento in discussione. I suoi interventi pare che fossero sempre in tempo reale, coerenti, lucidi, mai campati in aria, come se la veglia non fosse stata interrotta. Al termine di ogni dibattimento, Bohr (o chi altro, mi pare che fosse lui) riprendeva il sonno. Diversamente da questi due casi (Parker e Bohr), a me invece capitava da ragazzino di appisolarmi a intermittenza quando facevo esercizi di improvvisazione su chitarra, ma non in altre situazioni di studio. Oppure, piu' avanti nell' eta', da studente universitario, pisolavo su libri che trattavano certi argomenti (ad esempio sul tomo psicofulminante di Russell e Whitehead "Principia Mathematica"), ma non su altri. Ad esempio, non ricordo di aver pisolato sulle "chimiche" (organica, chimica- fisica). Forse alcuni soggetti si appisolano piu' facilmente in contesti dove, per qualche motivo, probabilmente per assimilazione non meccanica, le idee, i concetti, le situazioni vengono soggettivamente approcciati, "visualizzati", preliminarmente rielaborati, reinterpretati, nelle forme del labirinto. Del "gomitolo" labirintico. Eh, i labirinti ...

Saturday, September 09, 2006

2056 - anagrammanti neurali

N. sul stocastico uncinare nell' amalgama(n)ti rii //
pella serialita' in miniatura d' acmi che nell' arginale //

il turbolento arginale dall' iperreattivi arginamenti
fratti- maculari //
come orientati da mnestici granulari
nell' insenature dei locali grammaticali //

collo pseudo pinace mimato
in singolarita' d' acumi metameccanicamente intrama //

14.29 9/09/2006

NotaSullaNota
Interessante notare qui come un' ipotetica - fino ad un certo punto campata in aria - entita' di Intelligenza Artificiale potrebbe anch' essa generare Note simili a queste, capaci cioe' di trattare circa qualsiasi argomento attraverso l' uso di forme estetiche "inattese", poetiche, utilizzando un algoritmo quasistocastico (un anagrammatore ad es.) e una serie di filtri interpretativi, una sorta di filtri "a setaccio" orientati per l' interconnessione di dati, fatti, immagini, modelli, convergenti in una forma stilistica data. Poetica, perfino. In tale scenario Natura e Cultura sembrerebbero piu' vicine di quanto fino ad oggi si e' ipotizzato. Senz' altro non cosi' lontane come taluni affermano. I modelli che generano novita' potrebbero essere in qualche modo ridondanti, quasiridondanti, sia al livello macromolecolare che al livello di entita' pensante: un lancio di dadi, una dinamica a "setaccio" per il confinamento delle forme di prima approssimazione, una consultazione nella banca dati per le connessioni dei significati, e cosi' via, per contrazione ed espansione di forme e relazioni, reiterando il processo "n" volte sino ad una soddisfacente convergenza di significato e stilistica [#]. Chissa' cosa potrebbe pensare di tutto questo l' ineffabile "fraseggiatore di frontiera" (se cosi' si puo' dire) Dogon. Oppure George "Harmonica" Smith, Paganini. Oppure Charlie Parker. Chissa' Darwin, Poe, Omero. Asimov (biochimico, scrittore di fantascienza) potrebbe immaginare una sonda esplorativa, erratica per l' universo, capace di relazionare in forme poetiche, magari criptando anche i "dati freddi", quantitativi, in un metacodice nascosto all' interno dei testi. Una sorta di cartone animato fantascientifico. Un' entita' non umana ad elevata turbolenza creativa, per dire.
[12.43 10/09/2006]


[#] - 1743 - alcmanico Ljapunov. Tuesday, November 30, 2004.
http://inkpi.blogspot.com/2004/11/1743-alcmanico-ljapunov.html