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Sunday, April 29, 2007

2134 - bizzarrie bop sugli standard

N. sulle forme della spira creativa dell' ignudo dissacrante che sonda dell' accidentato la prospettica //

Tra l' ablatori in mestizia //

12:18 29/04/2007

"Nacquero cosi' delle melodie bizzarre, difficilmente orecchiabili, costruite con frasi 'staccate', zigzaganti, estremamente dinamiche, caratterizzate da intervalli fino allora inconsueti; frasi che si reggono, collegandosi fra loro, in un equilibrio instabile, che sulle prime sconcerta.". "In questa pratica - sostanzialmente diversa dalla variazione su tema o dalla improvvisazione sugli accordi, di tipo hawkinsiano per intenderci - i boppers sono stati maestri insuperati; tanto piu' ammirevoli se si considera la limitatezza del numero degli standards da essi tante volte 'rigenerati'.". Leonard Feather. "Inside bebop". J.J.Robbins & Sons. N.Y. (1949). In: Arrigo Polillo. "Jazz". Oscar Saggi Mondadori. (1997), pag. 198.

NotaSullaNota
"tanto piu' ammirevoli se si considera la limitatezza del numero degli standard da essi tante volte 'rigenerati'", sottolinea opportunamente Polillo. Quasi un archetipo di modello evolutivo di un codice generico, culturale (musicale certamente, poetico - quasiPoetico senz' altro, come si dimostra ovunque in queste Note - linguistico? ... artistico in senso generico? ... ) ma anche ipoteticamente molecolare, genetico. Comprensivo di adatti filtri in grado di trattenere, "conservare" unicamente quelle sorgive novita' coerenti, non in funzionale contraddizione con l'insieme fisiologico della struttura interna al codice. Il problema qui - in una prospettiva sperimentale - non sembra la generazione (quasistocastica?) delle forme inattese, bensi' inerente la struttura logico- funzionale dei "filtri", dei setacci cioe', capaci di trattenere (e conservare) le soluzioni funzionali al codice, "metastabili" in senso evolutivo, con l'eliminazione di tutto cio' che puo' contribuire alla rigidita' strutturale dell' insieme. Vale a dire di tutte le forme, tra quelle sorgive, che possono rendere il codice, in funzione del tempo, "instabile", "fragile", generatore di "rumore". Chimico e informazionale.

In questa prospettiva - non dimostrata purtuttavia a mio parere per nulla campata in aria - l' effettiva attivita' culturale dei boppers sembra andare ben oltre la lezione accademica. E non solo antropologica. Anzicheforse ...

Friday, April 27, 2007

2133 - asimmetrie panTonali quasiRaga

N. sul quasistocastico Raga ornato a tempera //

ch' ingemma in prosa dall' estraneo ( qualsivoglia fonico ) il tonale accidentale //

e da-li' estrae nell' immediato il metaLemma teso che scompagina //

mentre scandaglia fine (e testa) coll' analogico //

il sottostante radiotrasparente calandrato //

immerso di colloidale //

12:37 27/04/2007

"La concezione musicale di Coleman [Ornette Coleman] fa pensare ai metodi seguiti dai musicisti indiani. Senonche' Coleman, anziche' servirsi dei Raga [..] usa i suoi temi per determinare il carattere e la direzione delle sue improvvisazioni.". Don Heckman. "Way out there". In: "Music '63". Down Beat-Yearbook. Cit: Arrigo Polillo. "Jazz". Oscar Saggi Mondadori. (1997), pagg. 748-9.

"Prima di cominciare a suonare io non so piu' degli altri come sara' cio' che suonero'". Ornette Coleman. In: Martin Williams. "A letter from Lenox, Mass.". "The Jazz Review". (1959), October.

NotaSullaNota
Un riferimento (e un controcanto quasistocastico) sulle "pulsioni" sperimentali del bravo Ornette. Anche qui e' indicativa la predisposizione alla curiosita' - "generosa a priori" in qualche modo - dell' equilibrista improvvisatore creativo, del nomade consapevole nei confronti della "scatola nera", del buio, dell' ignoto.

"generosita' a priori". Cfr ad es.:
- Proc Natl Acad Sci U S A. 1993 Jun 1;90(11):5091-4;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov
- Biosystems. 1997;41(2):127-37;
http://www.ncbi.nlm.nih.gov

Monday, April 23, 2007

2132 - mariachi quasistocastico

N. sull' accomodarsi snodato dell' acquei sintagmi //

dall' intrichi d' ordito a simil calanco //

ch' auto smargina itera ed edita in radi sorsi //

a strie d' archi dai tesaggi di quinale //

12:50 23/04/2007

"Era nato zingaro, infatti, e zingaro rimase sempre. Gli altri, i non zingari, i 'paesani', come li chiamavano quelli della sua gente, si preoccupavano di cose che lui [Django Reinhardt] non comprese mai del tutto". In: Arrigo Polillo. "Jazz". Oscar Saggi Mondadori. (1997), pag. 518.

NotaSullaNota
E' senz' altro curiosa l' abitudine di indicare con lo stesso termine - paesani - indifferentemente sia le persone di contesti rurali che le scolarizzate, tecnologiche, urbanizzate comunita' "post-full-time-farmer".

Friday, April 20, 2007

2131 - stampede

N. sull' assiale a verrina che mesce //

nell' enfatiche le monofiletiche dal chiaro segno
tac-nodo d' in-sepolto //

sull' argine di velma ch' auto spande //

dell' ondulate ( d' acicli ) le tetiche foniche
dall' orlo tesato se smosso //

19:26 20/04/2007

Coleman "Hawk" Hawkins. "The Stampede". In: Ken Burns JAZZ Collection. (2000).

Thursday, April 19, 2007

2130 - coll'apici a chela

N. circa il coagulo da triadi tenuemente redatte //

pel compulsare in nanoMappe a grappoli (cluster)
coll' Rna cicloide tutore //

metamotore dall' apici a chela su simil ruche di pennola //

pelle ludiche talee a pseudoGreche d' evasione //

10:39 19/04/2007

"Davis [..] era sempre piu' interessato allo sviluppo delle linee melodiche fondate su un minimo di accordi. 'Quando si imbocca quella strada si puo' andare avanti all'infinito. - aveva detto - Non ci si deve piu' preoccupare dei cambiamenti degli accordi e si hanno maggiori possibilita' di lavorare sulla linea melodica ... [..]. Ci saranno meno accordi, ma infinite possibilita' di utilizzarli.'". In: Nat Hentoff. "The Jazz Review". December 1958. Cit. in: Arrigo Polillo. "Jazz". Oscar Saggi Mondadori. (1997), p.720.

NotaSullaNota
Anche qui una Nota (fors' anche poetica, certamente quasistocastica) originata da un' ipotesi di Miles Davis, ipotesi riportata da Nat Hentoff nel 1958, sulla generazione "perpetua" (se cosi' si puo' dire) di novita' sorgive da metameccaniche di codice spazialmente circoscritto in un numero finito, relativamente piccolo, di cluster (grappoli) caratterizzati da autoorganizzazione. Anche qui la "logica" di autoorganizzazione spaziale e funzionale sottostante, capace di generare "in perpetuo" novita' metastabili, sembrerebbe far sfumare i confini funzionali che pur ci sono - e sono netti - tra codici (quello chimico-biologico, quello comportamentale, quello culturale, ad es.) lontani tra loro.

Interessante anche l'immagine (quasistocastica) circa il "metamotore dall' apici a chela su simil ruche di pennola". Forse e' inutile sottolineare che il supposto metaPoetico moto di "evasione" (e.g. e-vanesio) si potrebbe qui sostituire con un opposto altrettanto verosimile fluido movimento di "intrusione". Di "un' istrione", per esempio ... Eh, l' ineffabili singolarita' pulsatili di una metameccanica creativa ...

Tuesday, April 03, 2007

2129 - rullanti mannelle

N. sull' interporre con rullate a mannella dalle tempere setacee //

esoRullate a mannella d' estremo estese impenna petule
in qualsivoglia nodulo //

beninteso senz' erodere le testure a trapunta dell' antennule //

acetilcellulose pseud' antennule della nepa di metropoli //

10:36 03/04/2007

"Per suonare le note alte devi poterle udire nella mente". Dizzy Gillespie. In: Arrigo Polillo. "Jazz". Oscar Saggi Mondadori. (1997), p. 716.

NotaSullaNota
Per "mannella" qui si intende "piccola matassa", "gomitolo". Per esempio: una fluttuante (quasi)stocastica mannella bloccata (relativamente bloccata) in struttura quaternaria da ponti disolfuro.

"mannella". In:
http://www.demauroparavia.it
http://morpheus.micc.unifi.it